Accoglienza, speranza e responsabilità educativa
Bussare ad una porta può significare tante cose. Può significare un bisogno urgente oppure il desiderio di incontrare qualcuno. Lo scorso 24 dicembre abbiamo visto Papa Francesco bussare alla porta santa di S. Pietro che, aprendosi, ha dato inizio al giubileo della speranza. Anche durante il prossimo oratorio estivo, quando centinaia di bambini, ragazzi e genitori busseranno alle porte degli oratori, vorremmo vivere l’esperienza del giubileo che è gioia, riposo, riconciliazione. Tutti ne abbiamo bisogno ma soprattutto ne hanno bisogno i nostri ragazzi, anche loro spesso sotto la pressione di aspettative esagerate e spesso rassegnati a causa di un mondo e di un futuro che sembra senza speranza. Bussare è comunque un gesto delicato perché riconosce una soglia che, per essere attraversata, ha bisogno un permesso.
La soglia dei nostri oratori è aperta a tutti, senza distinzioni, ma è una soglia che chiede uno stile.
Qual è lo stile dell’oratorio?
L’oratorio mantiene anche oggi la sua proposta educativa cristiana che vuole trasmettere ai più piccoli la consapevolezza che la vita è un dono da non sprecare e che siamo tutti fratelli e figli di un Dio che bussa alla porta del nostro cuore. Per varcare la soglia dell’oratorio chiediamo quindi, come sempre, la fiducia nella comunità cristiana, fatta da preti, suore, educatori professionali e tanti adulti volontari, chiediamo un’alleanza educativa sincera e la consapevolezza da parte di tutti che ci vuole serietà nel prendersi cura dei minori. Ci auguriamo che le porte dei nostri oratori che si apriranno per le attività estive possano essere un po’ come le porte sante delle basiliche romane: ovvero delle soglie per fare un’esperienza di gioia, di relax, di riconciliazione, di fraternità.