Contributo di riflessione del Consiglio Pastorale

Come Consiglio pastorale della nostra Comunità, ci siamo sentiti in dovere di riflettere e di offrire un semplice contributo che aiuti la riflessione della nostra comunità cristiana, pienamente inserita in quella civile e nella quale vuole offrire il proprio contributo di bene e di speranza. Auspichiamo che aiuti tutti a pensare, a dialogare a scegliere.


Alla comunità cristiana di Carugo e Arosio


Nel prossimo giugno 2024 Arosio e Carugo, i due comuni che compongono la nostra Comunità pastorale "Beato Carlo Acutis", rinnoveranno il Consigli comunali ed eleggeranno i nuovi Sindaci, oltre che partecipare alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Prima ancora di conoscere programmi e candidati, come comunità cristiana, ci permettiamo di proporre, qualche pensiero che possa aiutare a vivere bene l’appuntamento che ci sta davanti.

Come cristiani sappiamo di poter e di dover dire una “parola buona” che faccia risuonare la Parola del Vangelo, oggi, nella nostra comunità.

Come cittadini e come parrocchiani questo appuntamento delle elezioni amministrative ci interpella, ci interessa e suscita in noi il desiderio di parlare e confrontarci con tutti.

Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore.  (Gaudium et Spes 1)

La prospettiva è sempre quella del bene, anzi, del bene comune, della collaborazione tra le varie istituzioni (civili, religiose, educative, economiche, del volontariato …) e della valorizzazione e stima reciproca.

La parrocchia, come sappiamo, vive la sua specifica missione con modalità e proposte molto diversificate, parecchie delle quali hanno anche un risvolto sociale: ricordiamo le Scuole dell'infanzia parrocchiali, gli Oratori, le attività di Caritas e San Vincenzo, oltre che tante altre iniziative culturali, educative, formative e di aggregazione.

Ci sentiamo di far parte di una grande comunità in cui dare, con generosità, il nostro contributo per il bene di tutti.


Perché scrivere un documento in vista delle prossime elezioni? 


Diversi sono i motivi:


1 - La partecipazione elettorale

Richiamiamo la partecipazione elettorale, sempre più in calo in questi anni. La partecipazione non è un problema, ma un’opportunità e una responsabilità che tutti abbiamo. Non dobbiamo sprecare questo diritto che è stato ottenuto, con tante lotte e fatiche, dalle generazioni che ci hanno preceduto. Si tratta di assumerci la nostra responsabilità.


2 - La partecipazione attiva alla vita politica e civile

Tutti siamo chiamati a dare il nostro personale contributo per il bene della nostra comunità. Anzitutto con il proprio voto, ma anche con il consiglio, con la correzione fraterna, con il volontariato, con la capacità di solidarietà, di dialogo, di sostegno reciproco …

“ci permettiamo di richiamare i nostri figli al dovere che hanno di partecipare attivamente alla vita pubblica e di contribuire all’attuazione del bene comune della famiglia umana e della propria comunità politica e di adoprarsi quindi nella luce della fede e con la forza dell’amore, perché le istituzioni a finalità economiche, sociali, culturali e politiche siano tali da non creare ostacoli ma piuttosto facilitare o rendere meno arduo alle persone il loro perfezionamento” (Pacem in terris 76).


3 - L’investimento sulla fiducia

I Papi e gli Arcivescovi, in questi anni, in tante occasioni, hanno ricordato che la partecipazione alla vita politica è un vero e proprio esercizio di “carità cristiana” e un impegno ad essere seminatori di fiducia e di speranza.

Essere seminatori di fiducia, nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità e nei nostri paesi, è un servizio cui ci sentiamo chiamati come cittadini e come credenti. 

Siamo convinti che i nostri paesi abbiano bisogno di fiducia, debbano insegnare la fiducia alle giovani generazioni, possano investire sulla fiducia, siano capaci di dare e ricevere fiducia.

È come se una parola corale ci raggiungesse per chiamarci: «Ci saranno ancora, a Milano, uomini e donne che si fanno avanti per seminare fiducia? Ci saranno ancora, a Milano, uomini e donne, che seminano fiducia perché meritano fiducia? Ci saranno uomini e donne che aiutano la città a cambiare aria perché sono onesti, sinceri, dediti al bene comune, affidabili nelle parole che dicono, trasparenti nel loro operare, virtuosi senza esibizionismi, costanti senza testardaggine, pronti alle responsabilità senza arrivismi? Ci saranno uomini e donne pronti a contribuire al presente e al futuro della città nella sua dimensione metropolitana praticando e promuovendo un umanesimo della fiducia, che non si curano per prima cosa di rendere attraente la città dando fiducia agli investitori, ma sono convinti che la città avrà un futuro se avrà abitanti, se avrà bambini, se custodirà rapporti di solidarietà, di buon vicinato, di corresponsabilità?».
E noi questa sera siamo qui per dire: «Sì, noi ci siamo! Sì, noi siamo desiderosi di farci carico dell’impresa di seminare fiducia, anzitutto meritando fiducia! Sì, noi ci facciamo avanti con fierezza e modestia, con una sorta di letizia insieme con un vivo senso di responsabilità. Sì, noi ci siamo, noi ci incarichiamo di essere seminatori di fiducia!».
È quindi con immensa gratitudine che riconosco in voi qui presenti, responsabili delle istituzioni regionali, provinciali, comunali, della città metropolitana, uomini e donne che si sono fatti avanti per dire: «Sì, noi ci siamo! Noi ci facciamo avanti volentieri per essere seminatori di fiducia e contrastare i mercanti che spacciano paura, scoraggiamento, depressione nella nostra terra. Noi ci facciamo avanti e diciamo alla città metropolitana e a tutta la nostra terra: potete contare su di noi. Saremo seminatori di fiducia!».
dal Discorso di S. Ambrogio dell’Arcivescovo Mons. Delpini,  «Il coraggio, uno se lo può dare», 7 dicembre 2023


4 - La fiducia nella Grazia di Dio

Posso aiutare il mio prossimo? In che modo? Come posso partecipare? Posso assumermi responsabilità anche politiche?

Nella fede, queste domande trovano la loro risposta più compiuta: "con l'aiuto di Dio, posso fare questo". Affidarsi a Dio, quotidianamente, è anche il modo attraverso cui il tessuto della società si rigenera. Partendo dall'atteggiamento con cui si vivono le scelte più piccole e ordinarie della quotidianità, fino a quelle più complesse e straordinarie.

La fiducia non la troviamo in un caso, ma la attingiamo da Dio. Vale la pena riascoltare le parole con cui S. Giovanni Paolo II ha inaugurato il suo pontificato:

Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!
Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa!
Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna.
Giovanni Paolo II, Omelia per l’inizio del pontificato, 22 ottobre 1978.


5 - Riteniamo essenziale

  1. L'attenzione e il sostegno alle Scuole d'infanzia parrocchiali che, nei nostri paesi, adempiono alla proposta educativa 0-6 anni.
  2. L'attenzione alle attività educative e culturali, in particolare delle Parrocchie/Oratori, associazioni sportive e scuole di primo e secondo grado: i nostri giovani sono il futuro dei due paesi. 
  3. Valorizzare, curare, rinnovare e mantenere i luoghi di ritrovo, aggregazione e di erogazione di servizi, soprattutto quelli più utili alle famiglie, agli anziani, ai ragazzi: scuole, negozi, piazze, servizi essenziali, luoghi di ritrovo ….
  4. Aiutare la collaborazione e una visione d’insieme delle varie realtà/enti/associazioni verso un’idea di “casa comune”.

Tutto questo con la fiducia a cui siamo richiamati da Mons. Delpini: "La fiducia è un dono che chiede di essere reciprocamente offerto. Significa: volgere lo sguardo con benevolenza verso l’altro. Fidarsi, avvicinandosi all’altro, mettere nelle mani dell’altro la propria speranza. Esprimere gratitudine, credere alla promessa che l’altro è per te."


Il Consiglio Pastorale della Comunità Pastorale “Beato Carlo Acutis” di Carugo e Arosio