Uomini e donne a servizio di Dio e della Chiesa.
Dedico il pensiero di questa domenica di “fine agosto” a qualche riflessione circa la presenza dei Preti e delle Suore nella nostra Comunità. Vi invito, prima, a leggere l’articolo successivo circa le notizie delle Comunità delle nostre Suore.
Questi cambiamenti e queste vicende personali, ci ricordano, anzitutto, il dovere di ringraziare il Signore e le Congregazioni delle nostre Suore per la loro presenza non scontata.
Come spesse volte ho già detto e scritto, la presenza delle consacrate (e dei preti), di questi tempi, non è più scontata. Non sta a noi dire se è meglio avere pochi o tanti preti, poche o tante suore; forse, la cosa più importante è che siano, anzitutto, contenti, fedeli e appassionati servi e serve del Signore, uomini e donne di Dio capaci di testimoniare e trasmettere fede, speranza e carità.
Sicuramente i preti e le suore sono, anzitutto, del Signore e a servizio della Chiesa. La loro presenza è un dono da valorizzare, da custodire, da rispettare.
La nostra comunità è ancora “ricca” di queste presenze e, questo, è per tutti una responsabilità: sono uomini e donne che ci vengono “temporaneamente” donati perché facciano un tratto di cammino con questa comunità e poi andare oltre, per amore di Gesù e del Vangelo.
Tante volte si dà tutto per scontato e non ci si accorge della ricchezza che ci viene ancora assicurata. Mi pare allora doveroso, farmi portavoce di un invito ad essere grati, a sostenere i consacrati nella loro missione, a facilitarli nelle loro fatiche, a pregare per loro.
I preti e le Suore rispondono a Dio della loro vita e della loro missione: a Lui solo appartengono. Ecco perché sono sempre, come diceva S. Giovanni Paolo II, “un dono e un mistero”: il dono, spesso, è visibile, ma è sempre avvolto dal mistero dell’amore di Dio e della libertà personale.
Tanto bene, tanta preghiera, tanti sacrifici (e, a volte, tante umiliazioni), tante lacrime rimangono nascosti, nel segreto del cuore e nel nascondimento di ciascuno di noi preti e suore. La nostra è e rimarrà sempre e comunque una vita di dono e di offerta, segnata dal desiderio di incontrare Dio per sempre!
Queste nostre presenze “consacrate”, sono, però anche, un invito forte a farci avanti tutti, così come siamo, perché, in forza del Battesimo, siamo comunque “consacrati”, cioè, abbiamo ricevuto lo Spirito di Dio che ci dà la forza di vivere, qui e oggi, la fede, la speranza, la carità.
La cosa normale e ordinaria, non è che ci siano tanti preti e suore, ma tanti cristiani battezzati!
Se la nostra è una comunità ancora ricca di queste presenze, è però necessario affrettarsi perché ci sia, da parte di tutti, a partire dai più sensibili, la scelta di fare bene la propria parte piccola o grande, cercando di arricchire la comunità con il proprio contributo e la propria testimonianza.
Tantissimi già lo fanno, occorre però che ci sia un “colpo d’ala” e un cambiamento di “mentalità” nel senso di una scelta cristiana e di una appartenenza matura da parte di tutti i battezzati; nessuno è escluso dalla possibilità e dal dovere di esserci da protagonista. La comunità non si usufruisce, ma si costruisce perché possa essere un bene per tutti.
Da ultimo, sempre in riferimento a preti e suore, penso che tutti possiamo e dobbiamo insegnare ai giovani che la vita è vocazione e che non possiamo pensarla se non come una risposta alla chiamata di Dio, ciascuno per la sua strada, in particolare con il Matrimonio o con la vita sacerdotale, religiosa o consacrata.
A chi rispondere?
Chi posso essere?
A chi posso donare la vita e come?
Mi paiono domande decisive per i giovani, ma anche per i grandi.
La vita è vocazione. Buttiamo via le paure, le ritrosie, i facili accomodamenti e abbracciamo la volontà di Dio che è sempre una volontà di bene per tutti, anche se, a volte, si capisce “cammin facendo” o molto dopo, come avviene per i preti e le suore che Dio ci ha donato e che, ancora, ci dona: arrivano, donano la vita e, liberi e lieti, continuano a servire il Signore dove Lui vuole. A Lui solo rispondono!