I Santi, i “morti” e noi.

Ci avviamo, nel prossimo fine settimana, alla Festa di Tutti i Santi e al ricordo di tutti i defunti.

Mi pare un’occasione propizia per porci una domanda decisiva: e noi, che siamo né “morti”, né “santi”, chi siamo?

Risposta scontata: siamo “i vivi”. Ma basta essere vivi?

E allora, la domanda diventa più precisa: Chi vogliamo essere?

Quante volte, di questi tempi, ci accorgiamo che, pur essendo “vivi”, abbiamo però bisogno molto di più della “vitalità”. Quante volte constatiamo che la vita è complicata, è “in salita”, che i problemi ci tolgono il respiro, che l’ansia, le depressioni, le tristezze, le noie …. la fanno “da padrona”

E ci diciamo: ma che vita è questa?

Appunto: che vita è la nostra?

Mi pare che i santi e i morti ci dicano, quasi ci implorano, di non morire prima di morire, ma di trovare Colui che è la Vita e che dona la Vita.

Scegliere Dio non può essere un bisogno legato a qualche momento, più o meno prolungato di necessità, ma una scelta di vita: mi unisco a Qualcuno che mi libera dalla morte eterna, dalle morti dell’anima, dalle mortificazioni della quotidianità.

I Santi e i nostri cari Morti sono segno e un invito a raccogliere la vera Vita, quella di Dio!

Papa Leone, la scorsa domenica, durante la Messa di Canonizzazione in Piazza S. Pietro, così diceva:

Rispetto a grandi beni materiali e culturali, scientifici e artistici, la fede eccelle non perché essi siano da disprezzare, ma perché senza fede perdono senso. La relazione con Dio è di somma importanza perché Egli ha creato dal nulla tutte le cose, all’inizio dei tempi, e salva dal nulla tutto ciò che nel tempo finisce. Una terra senza fede sarebbe popolata da figli che vivono senza Padre, cioè da creature senza salvezza.

Mi pare che la “nostra terra” di Arosio-Carugo, per ora, può ancora contare sulla fede, sulla preghiera, sulla carità di uomini e donne che “ce la mettono tutta” per rimanere fedeli a Dio, come hanno fatto i santi di ieri e di oggi, come hanno fatto tantissimi dei nostri morti che riposano nei nostri cimiteri “in attesa che si compia la beata speranza della risurrezione in Cristo”.

Ricordiamo, proprio oggi, il beato don Carlo Gnocchi che, proprio ad Arosio, scrisse una pagina di grande santità con l’apertura, presso Villa Borletti, della prima Casa per l’accoglienza e l’aiuto dei mutilatini e degli invalidi di guerra. A lui affidiamo la preghiera per la pace che urge in tanti parti del mondo e nel cuore di tutti noi.

Buona Festa dei Santi e ricordiamoci di avvicinare qualcuno a Dio “nostra eterna felicità”.


don Paolo