I poveri nostri maestri.

Celebriamo, in questa ultima domenica dell’anno liturgico, festa di Cristo Re, la Giornata mondiale dei poveri oltre che la Giornata Caritas.

Papa Leone, lo scorso 4 ottobre, festa di S. Francesco, ha firmato l’Esortazione apostolica ”Dilexi te” (Ti ho amato) sull’amore verso i poveri:


3. In continuità con l’Enciclica Dilexit nos, Papa Francesco stava preparando, negli ultimi mesi della sua vita, un’Esortazione apostolica sulla cura della Chiesa per i poveri e con i poveri, intitolata Dilexi te, immaginando che Cristo si rivolga ad ognuno di loro dicendo: Hai poca forza, poco potere, ma «io ti ho amato» ( Ap 3,9). … perché tutti i cristiani possano percepire il forte nesso che esiste tra l’amore di Cristo e la sua chiamata a farci vicini ai poveri. 


Forse ci vorrebbe tempo per soffermarci sul significato più proprio dei termini in questione, molto diversi tra loro: poveri, povertà, indigenza, fragilità, ricchezza …

Mi piace però identificare il povero nella categoria di chi “ha poca forza, poco potere, poco …”, cioè di chi “non ha tutto”! Chi di noi non “ricade” in questo gruppo?

Dal momento in cui veniamo alla luce, fino alla fine della nostra vita, sperimentiamo, quotidianamente, di non avere tutto, di non essere forti sempre, di non essere padroni di noi stessi, di essere fragili, e continuamente “mendicanti” di un’infinità di cose: mendicanti di vita, di salute, di serenità, di mezzi di sostentamento, di tempo che manca, di compagnia, di lavoro, di istruzione, di affetto ….

Tutti siamo “poveri”, anche quando capita di essere “ricchi” o di “star bene”.

Per il fatto di aver ricevuto la vita e di non essercela data da noi stessi, siamo nella condizione della povertà.


L’indigenza e la mancanza di mezzi sono un male insopportabile inaccettabile e, ogni giorno, veniamo a conoscenza di situazioni veramente gravi.

Ma c’è una povertà necessaria, quella di cui parla Gesù nelle Beatitudini: “Beati i poveri in spirito perché di essi è il Regno dei cieli” (Mt 5).

È la povertà di chi sceglie l’umiltà, la semplicità, la lealtà e l’onestà di cuore.

Tutti abbiamo tanto bisogno di questa povertà. In un mondo che ci chiede di essere supereroi, sempre performanti e vincenti, il Vangelo, invece, ci suggerisce di essere forti e vincenti, lasciando e mettendo Dio al primo posto, lasciando che sia Lui ricco e potente e noi accoglienti, semplici e liberi, pieni di fiducia in Dio padre buono e provvidente.  


Umiltà e semplicità sono condizioni necessarie per potere essere veramente umani!

Il contrario e cioè l’arroganza, la prepotenza, l’ostentazione, il potere usato male, ci porta a “divorarci” a vicenda, facendoci dimenticare, invece, che tutti siamo uniti alla sorte dell’altro: la povertà di qualcuno, a poco a poco, diventa la povertà di tutti, ma non viceversa: la ricchezza di qualcuno, non necessariamente, diventa la ricchezza di tutti! Bisogna volere e creare il bene comune!

Scrive Papa Leone al n. 102 della Dilexi te: 

102. In questa prospettiva appare chiara la necessità che «tutti ci lasciamo evangelizzare» dai poveri, e che tutti riconosciamo «la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro». Cresciuti nell’estrema precarietà, imparando a sopravvivere nelle condizioni più avverse, fidandosi di Dio con la certezza che nessun altro li prenda sul serio, aiutandosi a vicenda nei momenti più bui, i poveri hanno imparato tante cose che conservano nel mistero del loro cuore. Quelli fra noi che non hanno avuto esperienze simili, di vita vissuta al limite, certamente hanno molto da ricevere da quella fonte di saggezza che è l’esperienza dei poveri. Solo mettendo in relazione le nostre lamentele con le loro sofferenze e privazioni è possibile ricevere un rimprovero che ci invita a semplificare la nostra vita.


Vorrei allora lasciarvi qualche proposta concreta:

  • avere come amico qualche povero
  • destinare una parte, piccola o grande, dei propri proventi ai poveri
  • diventare più semplici arricchendosi “togliendo” e non aggiungendo


Ringrazio e ammiro i volontari e i responsabili della Caritas di Arosio e della San Vincenzo di Carugo per quello che fanno, ogni giorno per i poveri della nostra comunità o, comunque, per tutti coloro che vivono una situazione di fragilità e di debolezza. Ripeto: tutti, potenzialmente possiamo diventare poveri.

Ringrazio e ammiro questi nostri amici che, nel silenzio, si fanno vicini, a nome di tutta la comunità, a coloro che chiedono vicinanza e aiuto

Sollecito tutta la Comunità pastorale ad essere attenta e generosa nel sostenere queste due realtà che esprimono una delle principali  missioni della parrocchia: pregare, educare, aiutare.

Grazie Caritas. Grazie San Vincenzo.

Di seguito, troverete una sintesi di quello che si è fatto negli scorsi mesi sia a Carugo che ad Arosio.


Il Signore ci conceda il grande dono della carità vera e sincera.

Dove c’è carità e amore, lì c’è Dio!

don Paolo