La grandezza delle fede e della speranza cristiana.
Il santo è l'uomo vero,
un uomo vero perché aderisce a Dio
e quindi all'ideale per cui è stato costruito il suo cuore,
di cui è costituito il suo destino.
(don L. Giussani)
Sarà importante, nei prossimi giorni, riempire gli occhi e il cuore di quella ricchezza e di quella luce che possiamo attingere, anzitutto, dalla santità di Dio, dalla grandezza dei santi e anche dal ricordo dei nostri amici defunti.
Le prossime ricorrenze dei Santi e dei Defunti ci ricorderanno che siamo circondati da un tesoro immenso che ci permette di guardare al mondo che ci sta attorno, non con disperazione, ma, al contrario, con grande fiducia e grande speranza.
Dio accompagna il mondo con la sua “santità”.
Questa è la nostra certezza.
Ma lo accompagna anche con la testimonianza di uomini e donne, conosciuti e sconosciuti, la cui vita è stata colma di bene, di luce, di pace.
Mi piacerebbe tradurre questa parola: santità.
In fondo si tratta, contemporaneamente, di una chiamata e di una risposta: la chiamata di Dio ad essere suoi figli e la nostra risposta ad accettare di avere un destino che è quello che Lui pensa per ciascuno di noi.
E allora, è forse più corretto parlare di vocazione alla santità.
La santità non è un risultato raggiunto o un riconoscimento ricevuto: è, piuttosto, un desiderio talmente intenso che diventa tutto, che prende tutto: anima e corpo!
Quanti santi, sono stati trasformati anche nel corpo dalla loro ardente preghiera, dai loro sforzi, dal loro misticismo o dalle loro fatiche e sacrifici!
Di San Filippo Neri si dice che pregava talmente intensamente, era preso così tanto dall’amore di Dio, che, di fatto, somatizzò tutto questo fino a dilatare le costole in corrispondenza del cuore!
Di San Carlo si dice che, di fatto, morì appena quarantenne, perché sfinito dalle fatiche, dalle veglie, dai sacrifici, dalla sua caparbia volontà di essere Buon Pastore come Gesù.
Di san Francesco si dice che fu un “alter Christus”, un altro Gesù. Imitò talmente tanto e bene il Signore, da diventarne una “bella copia” (in questo senso si spiegano anche le sue stigmate)
Potremmo continuare.
È molto bello incontrare, ogni giorno, parecchie persone che, nelle nostre due chiese, si soffermano in ginocchio in adorazione davanti al Signore, che pregano il Rosario, che chiedono l'aiuto ai tanti santi la cui immagine è presente nelle nostre parrocchie, come pure, non è inusuale, trovare parecchie persone che pregano lungo i viali dei nostri cimiteri.
Mi piace immaginare l’intenso e misterioso dialogo fra i cristiani della Carugo e dell’Arosio di oggi e i “santi” Carughesi e Arosiani che affollano il Paradiso!
Sono tanti.
Ci sono tanti santi viventi nei nostri due paesi.
La maggior parte non si nota e non si sente!
Si percepisce solo la devozione della loro preghiera, il rumore della loro carità, il calore della loro speranza.
Non stanchiamoci di cercare Dio, di desiderare cose grandi e di credere che questo mondo è un mondo in cui Dio ha ancora la stessa forza che ha manifestato nel corso della storia: la forza della salvezza.
Tanti segni ci direbbero il contrario, ma noi crediamo alla fedeltà di Dio!
Allora, il nostro programma di vita è quello di “andare a Dio”, non quello di dirci “addio”!
E si va a Dio, non nel giorno della morte, ma ogni volta in cui decidiamo di vivere nella fede, nella speranza e nella carità.
La morte la sconfiggiamo con una vita di questo genere.
Mai come oggi la notizia cristiana è necessaria, sensata, intelligente e buona.
Il suggerimento che vorrei lasciarvi è quello di trovare una biografia o gli scritti di un Santo che possa diventare vostro amico e modello a cui affidarsi e ispirarsi.
Buon cammino di santità e, aiutiamoci, a ritrovare, ogni giorno la strada buona non per dirci “Addio”, ma per spronarci, tutti, a dirci sempre “A Dio”.