La concretezza della regola

Proseguiamo il nostro itinerario estivo aiutati dalla Regola di S. Benedetto, figura eccezionale, non solo per la sua grandezza spirituale, ma anche per l’eredità che ha lasciato all’Europa e alla civiltà occidentale dentro la quale siamo immersi anche noi. Un patrimonio di spiritualità, di fede, di cultura, di arte, di musica, di valori ed anche di progresso e di concretezza. Vorrei ricordare Benedetto in quanto può aiutarci a ritrovare il cuore e l’anima in un tempo in cui è molto difficile, a volte impossibile, capire e capirsi. Benedetto con la sua Regola, ancora oggi può ispirarci e aiutarci.


Vorrei lasciarvi, questa settimana, qualche versetto che ci permette di capire quanto questa Regola sia “pratica”, reale, molto concreta, valida anche per noi che monaci non lo siamo.

Nella Regola si trovano infinite raccomandazioni, anche minute (il cibo, il vestito, gli orari, i vari compiti, i luoghi, il modo di parlare e di pregare, il silenzio …), e tutto ha il medesimo scopo: essere “associati” alla gioia di Dio! La convinzione è proprio questa: Dio ama le sue creature e le chiama ad essere in comunione con Lui, cioè ad avere ciò che Lui ha, ad essere partecipi di quello che Lui è. È un desiderio di comunione, lo stesso che ritroviamo fra due veri amici, tra due persone che si vogliono veramente bene.

Ecco, dunque, la “concretezza e il realismo” di Benedetto:


Quando il Signore cerca il suo operaio tra la folla, insiste dicendo: "Chi è l'uomo che vuole la vita e arde dal desiderio di vedere giorni felici?". Se a queste parole tu risponderai: "Io!", Dio replicherà: "Se vuoi avere la vita, quella vera ed eterna, guarda la tua lingua dal male e le tue labbra dalla menzogna. Allontanati dall'iniquità, opera il bene, cerca la pace e seguila". Se agirete così rivolgerò i miei occhi verso di voi e le mie orecchie ascolteranno le vostre preghiere, anzi, prima ancora che mi invochiate vi dirò: "Ecco sono qui!". Fratelli carissimi, che può esserci di più dolce per noi di questa voce del Signore che ci chiama? Guardate come nella sua misericordiosa bontà ci indica la via della vita! Armati dunque di fede e di opere buone, sotto la guida del Vangelo, incamminiamoci per le sue vie in modo da meritare la visione di lui, che ci ha chiamati nel suo regno.
(RSB Prologo 14-21)


Ascolta Dio.

Rispondigli.

Allontanati dal male e allontana la menzogna dalla tua bocca.

Opera il bene.

Cerca la pace e realizzala.

Armati di fede e di opere buone.

Fatti guidare dal Vangelo.

Incamminati per le vie del Signore.

Viene da dire: “ma perché tutto questo”? Non certamente per paura o per “ossequio” di Dio, non per manie di perfezionismo, non per questioni “estetiche”, ma perché la creatura (cioè, tutti noi) intuisce che avrà tutto quello che cerca, solo quando “ascolterà” e amerà il Creatore.  E la Regola ha proprio questo scopo: aiutarci a trovare il Creatore a partire dalla concretezza della vita quotidiana. 

Mi commuovono le migliaia di giovani a Roma in questi giorni per il Giubileo: che cosa cercano, ma, anche “che cosa troveranno ascoltando la voce di Gesù e della Chiesa? Per loro, che sanno andare controcorrente e che, spesso, diventano una felice provocazione anche per noi adulti, spesso, assopiti o arresi, chiedo a Dio tanto bene e tanta gioia. Se lo meritano e, insieme a loro, se lo meritano anche tanti nostri ragazzi e giovani che, quest’estate, ci hanno dato prova di generosità, di sacrificio, di amicizia e di fede attraverso l’esperienza dell’Oratorio Estivo e delle Vacanzine.

Mi piacerebbe che, ognuno di loro, trovasse proprio questa ricompensa: una vita buona, vera, bella

Il Vangelo è per la verità e per la gioia dell’uomo, non solo per i monaci, ma per tutti noi!


La serenità di un'estate e di una vita forse dipendono anche da una buona e santa Regola. Buona settimana.

don Paolo