Con o senza Eucarestia?

Nei prossimi giorni, da giovedì 23 a domenica 26 ottobre, vivremo le Giornate Eucaristiche (Quarantore).

Perché queste giornate? Per gli anziani erano i giorni più solenni dell’anno liturgico dopo Natale e Pasqua, ma ora, per noi tutti, che cosa significa dedicare tre giorni interi della vita delle nostre comunità a pregare, a fare silenzio, a sostare davanti al Signore?

C’è una parola che può spiegare bene che cosa succede: si dice che c’è l’esposizione del Signore.


Esposizione. Dio si “espone”.


Dio si espone, cioè si fa presente in modo umanamente “accessibile” attraverso il Pane eucaristico: Lui stesso facilita l’accesso, l’ascolto, l’incontro. Dio non è geloso delle sue prerogative e della sua grandezza, ma si fa incontro all’uomo, proprio perché il Creatore ama le sue creature!

Mi pare questo il primo invito da raccogliere: farci raggiungere, permettere il contatto, arrenderci di fronte a un amore grande e infinito.


Dio si espone e quindi, rischia di essere scelto o rifiutato. Dio non ha paura di mostrarsi nella sua verità più profonda, così come è e non come vorremmo! 

E la verità di Dio è nel suo gesto di offrirsi, di donarsi, di morire, per far vivere gli altri, cioè noi. E così facendo, Dio rischia, perché si espone, indifeso, alla nostra scelta di accoglierlo o meno.


Ma perché, pur non rifiutandolo espressamente, tante volte, Dio è oggetto di indifferenza, di poca considerazione o di superficialità?


C’è un passaggio della Lettera pastorale dell’Arcivescovo che mi impressiona e dice così:

La celebrazione eucaristica: un dovere un po’ noioso?
Da uno sguardo realistico sulla vita delle comunità, sembra che i battezzati, in gran numero, possano vivere e avere coscienza di essere cristiani e operare per praticare i valori evangelici a prescindere dalla partecipazione alla messa. Per molti – a quanto sembra – la partecipazione alla messa domenicale è un dovere un po’ noioso che si aggiunge alle molte cose da fare. La vita di comunità cristiane di altri Paesi racconta che i cristiani affrontano anche molte fatiche e pericoli per partecipare alla messa, che sentono come necessaria.
Nel nostro territorio, forse in altri tempi essere cristiani si esprimeva nell’“andare almeno a messa”, come se la partecipazione al rito fosse sufficiente per l’adempimento dei propri doveri. Al contrario, per molti oggi è abituale dichiararsi cristiani, anche se “non sono praticante e a messa ci vado poco”. I due atteggiamenti rivelano una inadeguata comprensione della vita cristiana e della sua origine e forma.
Il pane del cammino
Siamo cristiani per quella grazia che riceviamo dal mistero che celebriamo. Tutti i fedeli sono chiamati a celebrare l’Eucaristia presieduta dal ministro ordinato perché la comunità faccia memoria della Pasqua di Gesù.
Non possiamo camminare se non ci nutriamo del pane del cammino che è Gesù. Non possiamo essere testimoni della verità che salva se non siamo uniti in un cuore solo e un’anima sola spezzando l’unico pane che è Gesù. Non possiamo aver parte alla vita eterna se non mangiamo la carne e il sangue, cioè la Pasqua di Gesù. Non possiamo realmente obbedire al comando di Gesù del «fate questo in memoria di me», se non viviamo come memoria di Gesù. Non possiamo salvarci dal pericolo di ridurre la vita cristiana a organizzazione, iniziative, riunioni, calendari, se non ci lasciamo accendere il cuore dalla parola di Gesù e se non lo riconosciamo nello spezzare del pane.


Si fa a meno dell’Eucarestia e della Messa anche ad Arosio e a Carugo?

Purtroppo sì: per tanti e, sempre più spesso, è proprio così. Ci riteniamo cristiani, ma a prescindere dall’incontro con Gesù che si rende presente alla nostra realtà attraverso i sacramenti, in particolare, l’Eucarestia.

È come se decidessimo di vivere “teoricamente” e “intellettualmente” un incontro, piuttosto che condividere, nella realtà, un’amicizia, un ascolto, una condivisione, un dono reale di una persona che offre se stessa per la vita dell’altro. 


San Carlo Acutis aveva intuito tutto questo fin da piccolo e si chiedeva: “perché tanti non vogliono ricevere l’Eucarestia”? Anch’io me lo chiedo: perché tanti, soprattutto adulti, non desiderano più la Messa e la Comunione? Si fanno tante ipotesi, ma, in realtà, è sempre un mistero di fronte al quale mi fermo con rispetto, ma non smettendo di ribadire ciò che vuole Lui e non noi! 

Sono però sicuro che l’amore perseverante di qualcuno (pochi o tanti) nei confronti di Gesù, diventa garanzia per tutti, in attesa che ritorni l’umiltà di cercare e accogliere Dio nella nostra vita, affinché non sia solo un trascorrere di giorni e anni, ma un cammino verso la Meta.


Buone Giornate eucaristiche. Aspettiamoci e ritroviamoci tutti, piccoli e grandi, attorno al Signore che si espone perché tutti siano salvi.

don Paolo