«La speranza non delude» - L’Anno Santo e noi.
Spesse volte ci interroghiamo sulla capacità di ascoltare, nostra e degli altri.
“Mi sono sentito ascoltato”, “Non mi ascolta nessuno”, “Ascoltare è difficile”, “Chi ascolta più?”, “Non siamo più capaci di ascoltare”, “Non ti ascolto più”, “Ti ascolto con piacere”, “… l’importanza di ascoltare”, “ti parlo e non mi ascolti” …
Mi pare che, quello dell’ascolto, sia, effettivamente, un caso serio da cui dipende anche la bontà di tante decisioni, la crescita delle persone, il bene che si può fare o che, purtroppo, non si farà.
Mi pare anche che, a volte, dimentichiamo le premesse e le conseguenze dell’ascolto.
La premessa è che, prima di chiedere di essere ascoltati, occorre essere capaci di fare silenzio dentro di noi e attorno a noi per potere ascoltare due voci essenziali per la nostra vita: la voce della coscienza e, per noi che crediamo, la voce di Dio.
Farsi ascoltare è una richiesta legittima ed essenziale di ogni persona, direi essenziale come il cibo (pensiamo quanti problemi nascono quando un bambino, un ragazzo, un malato, una persona in difficoltà, un anziano … non viene ascoltato!) che permette di vivere e di non morire. Capita che qualcuno non ce la faccia più perché non è stato ascoltato!
Questo “diritto” all’ascolto richiede una buona autocoscienza di se stessi ed anche il rispetto dell’interlocutore.
Non può essere una pretesa o un obbligo a cui sottoporre chiunque sta con noi o davanti a noi. Occorre sempre il rispetto e la finezza di capire l’altro, di aspettare l’altro, di lasciar libero l’altro, di non pretendere, di non giudicare l’altro, di essere aperti e liberi nell’accogliere l’altro con stima previa, più che nell’aspettarsi qualcosa.
A volte, la vita ci apre all’ascolto, altre volte ci impone, invece, momenti di raccoglimento più personali, altre, invece, non abbiamo le forze e i tempi.
Nessuno “può obbligare” l’altro né a parlare, né ad essere ascoltato; tutti, però abbiamo la capacità e il dovere di “accogliere” l’altro a partire da quello che è, sia chi vuole essere ascoltato, sia chi deve ascoltare. C’è sempre un rispetto da costruire e custodire.
Come pure, ascoltare non significa sempre assecondare o appoggiare chi si ha di fronte: l’ascolto è sempre fatto nella carità e nella verità, nel bene e nel vero.
Ascoltare è un’operazione molto complessa e delicata: occorre sempre il profondo rispetto di tutti gli attori che entrano in gioco.
L’ascolto, poi, viene fatto in modi diversissimi: non tutti ascoltano allo stesso modo e con le stesse “tecniche”. A volte si ascolta con le orecchie, a volte con gli occhi, a volte con la discrezione il rispetto, a volte con la preghiera di intercessione, a volte con la compassione, a volte con lo studio e la conoscenza delle persone e della realtà, a volte con il silenzio rispettoso e paziente, a volte con la risolutezza di un consiglio e di una decisione, a volte con le lacrime, a volte con il desiderio.
La mia impressione è che, a volte, dedichiamo troppo poco tempo all’ascolto di noi stessi e all’ascolto di Dio. Quanto tempo, per esempio, dedichiamo all’Esame di coscienza (lettura di se stessi alla presenza di Dio) al termine di una giornata?
Quanto tempo dedichiamo all’ascolto di Dio? (lettura e meditazione del Vangelo, preghiera silenziosa, riflessione sulle letture della Messa della Domenica…)
Mi pare che, tante, anzi, tantissime risposte, le troviamo (o le potremmo trovare) proprio in questo modo.
Questa settimana, la nostra comunità vivrà l’appuntamento tradizionale, ma molto significativo, delle Quarantore. Un modo e un tempo che, da cinque secoli, la Chiesa propone per fare spazio all’ascolto e all’incontro con Dio.
Un momento unico e privilegiato che anche noi potremo vivere da giovedì sino a domenica.
Penso che tutti abbiamo necessità, oltre che un forte bisogno di interiorità e di ascolto di Colui che parla al cuore di tutti, nel silenzio della preghiera e nel santuario delle coscienze.
In questo Anno Santo della speranza proviamo ad ascoltare la Speranza in persona per poi diventare, noi, maggiormente capaci di creare speranze nella vita di tutti i giorni facendo scelte di carità, di giustizia, di verità, di perdono, di condivisione, di buona volontà, di benevolenza e apertura.
Quante cose Dio ha da dire a tutti noi!
Lasciamolo parlare e diamogli la possibilità di essere ascoltato nel cuore e nella mente di tutti noi.
Buone Quarantore a tutti.
Non dimentichiamoci che tante risposte a tanti problemi, le troviamo, anzitutto, ascoltando Dio!
Abbiamo bisogno di interiorità per poi dedicarci meglio alla concretezza di ogni giorno