Se questi e queste (sono stati capaci di tanto), perché io no?
Il Beato Carlo diventa San Carlo Acutis.
Per l’autorità e il ministero di Pietro, a cui Gesù ha affidato il “potere” di aprire e chiudere, di sciogliere e legare, Papa Leone XIV, “canonizza”, cioè, dichiara certa e provata la santità di Carlo.
Chi l’avrebbe mai detto che un adolescente diventasse santo!
È gioia per la Chiesa.
È grande gioia anche per noi di Carugo e Arosio.
È gioia per tutti quelli che avranno il coraggio di pensare alla reale possibilità di essere santi oggi!
L’essere “santo” ci richiama, anzitutto, qualcuno che si è reso “sacro”, cioè, che ha riempito la propria vita di Dio rendendo una testimonianza esemplare ed eroica di fede, speranza e carità cristiana.
Potremmo dire: un uomo, una donna che talmente unito a Dio, riesce ad essere, in questo mondo e su questa terra, uno strumento efficace di “Grazia”, fino ad essere un mezzo per realizzare “miracoli”, come lo è stato per Carlo alla cui intercessione sono stati attribuiti molti miracoli di guarigione definitiva.
Come è possibile?
Come è possibile che un ragazzo “moderno”, un adolescente, uno di noi sia diventato santo?
Se lo saranno chiesti la mamma e il papà di Carlo, i suoi compagni di Liceo, i suoi amici …
È la stessa domanda che si pose la gente nei confronti di Gesù.
Non sappiamo e non sapremo mai il perché, ma siamo sicuri che Dio vuole dare “segni” di salvezza a questo mondo per assicurarci che la sua forza è ancora intatta, che la sua volontà di bene è reale, che la sua vittoria sul male e sulla morte è ancora oggi assicurata!
Carlo, San Carlo, ci assicura che questo mondo “non va a rotoli”, ma “va bene” perché amato, salvato e benedetto da Dio!
E allora viene voglia di associarci ai santi, di “provarci” anche noi. Come diceva S. Agostino: “Se questi e queste (sono stati capaci di tanto), perché io no?”
Mi pare che Carlo Acutis ci inviti al coraggio cristiano che è quello di credere che ognuno di noi è necessario alla salvezza, alla bellezza e alla completezza di questo mondo, ognuno per la sua parte, ciascuno come può e come Dio suggerisce.
Se un ragazzo di quindici anni è stato capace di vivere (e morire) così, pensiamo a quanto anche noi possiamo fare per “santificare” noi stessi e il mondo che ci circonda, cioè, per rendere il passaggio su questa terra un’autostrada per il Cielo!
La meta non è la morte, ma il Cielo, cioè tutto ciò che è pienamente bello, buono, vero. È a Dio che siamo chiamati ad arrivare, non senza avere reso questo mondo più santo e più abitabile.
Caro San Carlo, noi ti abbiamo scelto come Patrono speciale della nostra Comunità.
Abbiamo, da subito, visto nei tuoi occhi e nel tuo volto una luce speciale che poteva illuminare e incoraggiare anche noi.
A te ci affidiamo e per la tua intercessione, prega per noi: sostieni, aiuta, guida, ispira, accompagna tutti, in particolare i nostri ragazzi, prendici per mano e ascolta le nostre richieste.
Siamo contenti e onorati di averti come Patrono.
Ascolta le nostre preghiere.
Buona festa a tutti!