La morte cristiana

Scrive il Cardinal Angelo Scola nell’ultimo suo ultimo libro "Nell’attesa di un nuovo inizio. Riflessioni sulla vecchiaia": 

«La morte non è affatto un negativo. Questo periodo (della vecchiaia e della malattia) mi ha fatto capovolgere l'idea corrente della morte: è un nuovo inizio! Per noi cristiani è la possibilità di stare sempre con Dio». San Paolo scrive: “Noi saremo sempre con il Signore”. Ci può essere una prospettiva più bella di questa?».


Mi pare cosa non da poco pensare alla morte in questo modo! Siamo nel giorno della Commemorazione di tutti i defunti e questo ricordo ci interpella come uomini e come credenti.

Come pensare alla morte? Come parlarne?

Come prepararsi a questo momento, per tutti, inevitabile? 


A volte rimaniamo senza parole, a volte la paura, il dolore o lo smarrimento ci toglie il coraggio di pensare, di pregare, di affrontare il tema. Eppure, la morte non può essere un errore del sistema!

Non possiamo pensare che Dio abbia sbagliato qualcosa o, peggio ancora, abbia voluto infliggere questa condanna per mancanza di amore o per regolare i conti.

A volte i bambini chiedono “Ma perché si muore?” o quando qualcuno dice “Non credo più perché il Signore è cattivo: non doveva far morire quella persona” o quando capita che muore una  persona buona o giovane o che ha tanto sofferto, si dice, spesso, “quella persona non meritava di morire; era più giusto che morisse un vecchio o quello là che ha combinato di tutto e di più”.  Che cosa dire?

 

Forse, per tentare una risposta, più che alla morte, bisogna pensare alla vita.

Il Signore vuole solo la vita e il bene: per definizione, Dio non è capace, neppure se volesse, di provocare il male, la morte o il dolore! In questo senso, possiamo dire che l’onnipotenza di Dio non è assoluta: Dio è onnipotente nel bene, ma non lo è assolutamente nel male!


E allora, per capire la morte, bisogna guardare, con umiltà, al mistero e al dono della vita che ci è data da un Dio che potrebbe, altrimenti, tenersela per sé; invece, noi nasciamo e siamo dotati di vita, di amore, di intelligenza, di libertà, di parola, … cioè siamo partecipi della “sorte” di Dio.

L’alternativa sarebbe il “nulla”, il non esistere.

Rimane la differenza tra creatura (noi) e Creatore, ma la creatura viene dotata delle prerogative di Dio: non siamo Dio, ma, a poco a poco, avremo tutto ciò che è di Dio!

È necessario il passaggio in questo mondo per renderci conto di tutto questo e, soprattutto, per scegliere tutto questo, ma poi bisogna che facciamo il grande passo che è quello della comunione perfetta con Dio, cioè il paradiso.

La morte è la soglia che ci permette di andare oltre e di accedere al Tutto di Dio.

La vita, a volte ci dà tanto, a volte poco, a volte niente, a volte ci toglie …., ma arriva il momento in cui ci è dato il Tutto di Dio!


Ma, come poter andare al di là di queste mie parole che qualcuno potrebbe dire “belle, ma difficili”, soprattutto per chi perde un proprio caro?

Abbiamo una sola via: associarci a Gesù, giorno per giorno, ora per ora, metterci in relazione sempre più forte con Lui, in modo che il nostro destino possa essere unito al suo e il suo destino possa essere il nostro!

Ancora una volta, è la fede che ci salva, insieme allo sforzo di camminare, con pazienza e fedeltà, nella carità e nella speranza.

Ci avviamo a Dio illuminati dalla lampada della fede, riscaldati dalla carità, data e ricevuta, e sostenuti dalla promessa della speranza.


Come rispondere allora alle domande cui accennavo all’inizio? 

Come affrontare il tema della morte nostra e degli altri?

 

Mi pare che, come credenti, possiamo fare delle scelte forti, non semplici, certo, ma garantite dall’amore e dalle promesse di un Dio che ha accettato liberamente la morte (Lui che non doveva morire) per portare anche noi oltre le nostre morti, fino alla Vita vera, buona e bella che è la Vita eterna.


Una preghiera per tutti i nostri morti, in particolare per i morti di Arosio e Carugo che ricorderemo nelle celebrazioni di questi giorni, ma anche una preghiera perché, ai vivi, di Arosio e Carugo, non manchi la fede e la speranza nella vita eterna.


don Paolo