La festa di apertura degli oratori
Eccoci all’inizio della Festa di apertura degli Oratori. Insieme a tutta la Diocesi ci addentriamo in questo nuovo anno pastorale mettendo l’attenzione su questa realtà che completa e rende viva una comunità cristiana.
Il Messaggio dell’Arcivescovo ci aiuta a trovare le parole essenziali per riprendere insieme a vivere e ad animare questa esperienza.
La festa dell’oratorio ci dà l’occasione di riflettere ancora una volta su che cosa vogliamo che sia un Oratorio, l’Oratorio, il nostro Oratorio.
Penso, anzitutto, che dobbiamo ESERCITARE LA GRATITUDINE per chi ha “costruito” i nostri Oratori: per chi ha proprio collaborato per costruire gli edifici e le strutture belle che abbiamo ancora a nostra disposizione e per chi ha “costruito” la storia dei nostri Oratori: gli educatori, i preti, le suore, gli animatori, le catechiste, i volontari, gli allenatori e tante persone che hanno voluto bene a questa realtà dedicando forze, tempo, energie, consigli, o, semplicemente, stima e preghiera.
Ritengo, poi, che si debba anche fare L’ESERCIZIO DELLA REALTÀ: ogni cosa è autentica quando aderisce alla realtà. E la realtà del 2025 è profondamente diversa da quella degli anni ’50, degli anni ’80, ma anche da quella del 2000 o di qualche anno fa. Pensando l’Oratorio è molto sbagliato vivere di rimpianti, di ricordi, di nostalgie o, al contrario vivere di sogni o d illusioni. Il Signore ci insegna a “cercare il Regno di Dio qui” ed ora. L’Oratorio più bello e meglio riuscito non è, né quello del passato, né quello che verrà, ma questo: il nostro. In esso ognuno di noi, piccoli o grandi, famiglie o ragazzi, viene chiamato, ancora una volta a “Farsi avanti!”, come dice il tema di questo anno oratoriano 2025/26.
Occorre poi fare L’ESERCIZIO DELL’APERTURA: sappiamo di essere in un momento in cui la Chiesa si sta riorganizzando in modo esattamente contrario a quello che è avvenuto 500 anni fa quando il territorio è stato parcellizzato e diviso in piccole realtà che si sono chiamate parrocchie. Ora, invece, per svariati motivi (tra cui la diminuzione dei battezzati e dei sacerdoti), la Chiesa fa la cosa contraria: unisce e allarga. Questo, per noi, significa la realtà della Comunità pastorale Carugo-Arosio. È la porzione di Chiesa in cui siamo chiamati a vivere il Vangelo e l’incontro con Gesù qui e oggi. L’Oratorio, per noi, è uno solo: è l’Oratorio della Comunità pastorale “S. Carlo Acutis”, che svolge le sue attività nelle due “sedi” di Carugo e di Arosio: a volte da una parte a volte dall’altra, a volte contemporaneamente, a volte solo in una delle due . Ciò che conta non è la sede, ma la vita che portiamo con noi, a prescindere dai luoghi. È importante superare le resistenze e le paure che non hanno più ragione di essere. Il futuro è possibile solo se uniamo forze, spazi, idee, persone, desideri. Il troppo piccolo, in questo caso sarebbe proprio un impoverimento e una debolezza rischiosa.
Da penultimo vi propongo L’ESERCIZIO DELLA CHIAREZZA: l’oratorio esiste per educare e per aiutare i piccoli, i ragazzi, i giovani a conoscere e a crescere sulla via della fede cristiana, per poi volare e correre nella vita come cristiani adulti e contenti della propria scelta di Dio. Tutto, dell’Oratorio, è finalizzato a questo: conoscere e incontrare il Signore, imparare ad ascoltarlo, sceglierlo e vivere le proprie decisioni come conseguenza di questo incontro. Tutto quello che si fa in Oratorio è un mezzo che non va confuso con il fine. L’appello allora è quello di non trasformare o confondere i mezzi con i fini.
Ultimo ESERCIZIO È QUELLO DI RITORNARE A METTERE DIO AL CENTRO DELL’ORATORIO e della vita dei nostri ragazzi e delle famiglie: questa è la nostra forza e la fonte di senso e futuro. Diversamente si trovano idee e soluzioni migliori e più performanti anche fuori dell’oratorio. Una vita che invece parte da Dio, che mette al centro Dio, soprattutto con l’Eucarestia della Domenica è ciò che ha reso belli e pieni di vita gli Oratori, ma soprattutto, le persone cresciute in Oratorio. La stessa cosa vale per noi oggi: rimane nel cuore ciò che è consistente, ciò che è vero, ciò che è garantito da Dio.
Mi pare che l’Oratorio della nostra Comunità pastorale cammina su questa strada ed è contento di fare, con pazienza e determinazione, questi esercizi e queste scelte strategiche per darsi un futuro ricco di gioia e di speranza.
W l’Oratorio. E buona Festa.