Sant'Ambrogio, l'Immacolata e noi.
Vi consiglio la lettura del Discorso alla città dell’Arcivescovo Mario pronunciato in S. Ambrogio venerdì sera: “Ma essa non cadde”. Ecco uno stralcio della parte introduttiva:
L’impressione del crollo imminente di una civiltà, della rovina disastrosa di una città segna non raramente anche la storia di Milano. Possiamo riconoscere segni preoccupanti e minacce di crollo e possiamo domandarci: veramente il declino della nostra civiltà è un destino segnato? Ci sarà una ripresa di gusto per costruire, una volontà di aggiustare il mondo, un farsi avanti di uomini e donne capaci e desiderosi di sognare, di operare, di contribuire a una vita migliore per la casa comune?
Per Ambrogio ciò che caratterizza i cristiani è proprio la decisione di porre Gesù, Figlio di Dio e Signore del cielo e della terra, come fondamento per una costruzione che non solo sappia resistere alle tempeste ma possa anche trovare nuova vitalità, serenità, speranza.
Rinnovo anch’io la mia professione di fede e condivido con tutti gli uomini e le donne di buona volontà la mia lettura delle minacce e delle ragioni della fiducia.
Ho spesso l’impressione che ci facciamo maggiormente “suggestionare” da ciò che “si sente” o “che viene detto”, piuttosto che dalla realtà che ci circonda e che, spesso, “detta legge” e, imponendoci di essere realisti, ci aiuta, però, ad essere capaci di cambiamenti e soluzioni.
Anch’io vedo attorno a me, senza andare troppo lontano, segni preoccupanti di rinunce o di possibili “crolli. Non siamo a Milano, ma la vicinanza è tale che è impossibile non sentirsi coinvolti dall’analisi dell’Arcivescovo:
“Una generazione che non vuole diventare adulta: la paura del futuro. La generazione adulta deve riconoscere che nello stile di vita e nel tono dei discorsi non trasmette ai giovani buone ragioni per desiderare di diventare adulti, di fare scelte definitive, di formare una famiglia e di avere figli. Vedo panico, rabbia, fuga, violenza, solitudine.
Anch’io vedo a Carugo e ad Arosio questa paura. Aggiungerei un altro problema: la delega o la pretesa. Spesse volte si pensa che “altri” (la scuola, la parrocchia, l’Oratorio, la Caritas, il comune …) debbano trovare le soluzioni. Io penso, invece, che tutte queste realtà debbano sostenere, ispirare, a volte supplire, ma non possono sostituirsi ai singoli e alle famiglie.
La soluzione è nella formazione delle coscienze, nell’impegno insostituibile della famiglia, nella coerenza (spesso problematica) dei genitori, nella volontà di “mettersi insieme”. La pretesa, a volte l’arroganza, la mancanza di riconoscimento reciproco, il vedere solo se stessi, la cura eccessiva del proprio “orticello”, portano disagio, creano impoverimento, sono frustranti. Ancora l’Arcivescovo:
Non si può generalizzare, né colpevolizzare. È però necessario riflettere, confrontarsi, pregare, cercare insieme vie da percorrere per dare storia a molte buone intenzioni presenti presso uomini e donne di ogni età, per mettere a frutto risorse meravigliose e potenzialità promettenti.
Di fronte alle crepe che minacciano la stabilità della casa comune, si fanno avanti quelli che dichiarano di voler mettere mano all’impresa di aggiustare il mondo.
Si fanno avanti coloro che riconoscono nella fede cristiana un fondamento necessario per la speranza e una motivazione decisiva per l’impegno.
Si fanno avanti coloro che sono animati da una passione per il bene comune e avvertono la vocazione alla solidarietà come fattore irrinunciabile per la loro coscienza.
Si fanno avanti coloro che custodiscono principi di giustizia, pensieri di saggezza, consapevolezza delle proprie responsabilità, e che non sarebbero in pace con se stessi se si accomodassero nell’indifferenza.
Si fanno avanti: non sono perfetti, non si ritengono superiori. Ma si fanno avanti ogni mattina. Non fanno grandi discorsi, ma io credo di poterne indovinare l’animo.
S. Ambrogio e la Vergine Immacolata, in questi giorni, ci ricordano che tante cose sono cambiate nel corso dei secoli, tante altre non esistono più, ma nulla è crollato di essenziale lì dove si cercava Dio, lì dove si pregava, lì dove si ascoltava il Vangelo, lì dove si cercava, seriamente, Cristo.
Mi pare che la possibilità di “farcela” sia evidente, ma mi pare anche che sia urgente una presa di coscienza forte affinché ogni famiglia, ogni cittadino, ogni parrocchiano si impegni a custodire e a vivere ciò che conta e ciò che ha permesso di costruire, nei secoli, non imperi, non accumuli di potenze militari o economiche, ma tesori di valori, di bene, di intraprendenza, di fede, di onestà, di speranza.
Ambrogio e la Vergine Immacolata ci rassicurano e ci incoraggiano ad essere forti, ad essere puri di cuore, ad essere timorati di Dio e appassionati di Vangelo.
Il mondo non crolla, il piccolo mondo di Carugo e di Arosio non crolla, perché, ogni giorno, qualcuno si fa avanti, qualcuno prega, qualcuno educa, qualcuno indica e incoraggia, qualcuno consiglia e corregge, qualcuno resiste e veglia su tutti.
Buon Sant’Ambrogio, buona festa dell’Immacolata e della Madonna di San Zeno.
Proviamoci, nel nostro piccolo mondo ad essere più coraggiosi, più coerenti, più cristiani.
La Madonna di San Zeno, nostra particolare patrona, ci accompagni e ci illumini come ha fatto, nei secoli, aiutando, con grazie particolari, tantissime persone che a Lei si sono affidate.