L'anno santo e noi
Costruttori di speranza, artigiani di speranza, protagonisti di speranza, uomini e donne di speranza …
Sono tantissime le espressioni che si usano, e a volte si sprecano, per parlare di speranza.
Vorrei insieme a voi fare un esercizio di concretezza e chiederci seriamente come è possibile, oggi, costruire la speranza, dare speranza, portare speranza.
Mi sembra che non dobbiamo andare molto lontano per trovare qualche risposta. Basta essere semplici.
La prima speranza che abbiamo incontrato nella vita è stato il volto della nostra mamma, che ci ha presi in braccio appena nati, e l'abbraccio del papà che subito ci ha accolti.
Potremmo anche fermarci.
La prima fonte di speranza che rimarrà per sempre tale è la famiglia: un papà, una mamma e i figli sono il segno più eloquente, ed anche più bello, che Dio ha voluto porre nelle nostre possibilità e nelle nostre capacità per continuare ad assicurare a questo mondo la vita e la fiducia.
Come aumentare la speranza forse è più semplice di quanto potremmo pensare: amando la famiglia, facendo famiglia, custodendo la famiglia, aiutando la famiglia ...
La mia impressione è che, a volte, ci complichiamo la vita o pensiamo che la vita sia più complicata di quello che invece non è: Dio ci ha pensati in modo geniale, con grande amore e sapienza. Non ci ha affidati al destino ma, creandoci, ci ha messi in grado di trovare, attorno a noi e dentro di noi, tutta quella forza e quella luce di cui abbiamo costantemente bisogno dal primo all'ultimo giorno della nostra vita.
La famiglia è proprio la prima forma di speranza e di salvezza che troviamo attorno a noi.
La festa della Santa Famiglia ci interpella tutti quanti, nessuno escluso: anzitutto nel ringraziare il Signore per la famiglia dalla quale proveniamo e, per tanti, per la famiglia che si è riusciti a creare, ed anche per le famiglie che nasceranno quest'anno grazie a qualcuno (tanti o pochi) che hanno deciso di sposarsi.
Forse dovremmo un po’ uscire dagli stereotipi e a ritrovare il coraggio cristiano che ci indica, in modo molto chiaro, che la via dell'amore, la via della vita donata, la via della fedeltà, la via dell'amore cristiano benedetto da Dio, sono, ancora oggi, la via sicura per poter trovare ciò che cerchiamo.
La famiglia è necessaria non solo per i figli, ma anche per i genitori giovani o anziani, è necessaria per i nonni, per gli amici, per tutti coloro che si ricordano di essere umani.
Questa festa ci ricorda anche l'impegno a farci vicino alle famiglie ferite, alle famiglie divise, alle famiglie in crisi, lasciando a Dio, e non all’uomo, l'ultima parola! Nulla è impossibile al Signore, anche davanti ai casi più complicati! Lasciamolo fare e “mettiamocela tutta” anche noi.
Questa festa ci invita anche ad essere testimoni, soprattutto nell’incoraggiare i giovani a fare famiglia, a sposarsi, a dare la vita ai figli.
Questo mondo avrà un futuro, non perché troveremo soluzioni politiche, economiche, scientifiche, sociali per tutto, ma per il fatto che avremo il coraggio, ogni giorno, di metterci davanti a Dio con umiltà, accogliendo il suo disegno originario che è proprio quello dell’amore vero e fedele, della famiglia, della vita ricevuta e donata.
Da ultimo, questa festa, ci fa pensare anche alle tante famiglie che troviamo e alle quali apparteniamo lungo il cammino della vita: la famiglia della parrocchia, la famiglia della scuola, la famiglia dell'oratorio, la famiglia religiosa, la famiglia di una comunità, la famiglia di un paese, cioè le tante forme in cui possiamo veramente diventare prossimi gli uni degli altri fino a sentirci parenti, cioè accomunati dallo stesso bene, dallo stesso destino, dalla stessa buona volontà.
Chiedo al Signore di dare a tutti la forza di unire piuttosto che di dividere, di osare piuttosto che di ritrarsi, di immaginare piuttosto che di arrendersi.
Il Signore benedica tutte le famiglie, proprio tutte: le vicine e le lontane, quelle “perfette” e quelle meno perfette e ci aiuti a guardare avanti con fiducia.
Signore benedici la grande famiglia di Arosio e di Carugo.
Aiuta tutti, in particolare chi è triste, chi è provato, chi è solo!
Ma nessuno è solo se ci sei Tu (ed anche noi con la nostra buona volontà!)