La comune responsabilità per l’umano.

L’umanesimo cristiano è amico del bene, di tutto il bene, del bene di tutti 
e con l’amore fraterno, con uno stile rispettoso e attento alle persone, 
con intelligenza e laboriosità sa costruire un modo di vivere 
che è desiderabile, una città dove è desiderabile abitare.
(Mons. Delpini, Omelia 14 marzo 2021)


Concludiamo l’anno liturgico con la festa di “Cristo Re”. 

L’Arcivescovo ci ripete che è proprio lo scorrere dei giorni segnati dal calendario cristiano, sono il vero e proprio “Programma pastorale” consegnato, senza distinzioni, a tutti i cristiani. 

Le feste, le memorie, il calendario feriale e festivo con cui la Chiesa scandisce il tempo e la preghiera (calendario liturgico appunto), sono, costantemente, una proposta, un invito, una guida per tutti coloro che si richiamano a Gesù come “via, verità e vita”.


La festa di Cristo Re, a dispetto del nome, ci propone, solitamente (non quest’anno!) l’imponente pagina di Vangelo del “Giudizio finale” di Matteo 25: “Quando avete fatto una di questa cose ai miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”!

Non a caso, in questa festa, è collocata la Giornata Caritas e la Giornata del povero.

La regalità di Gesù si traduce in una carità universale, senza confini.

Ma che cos’è la carità di cui, tanto, si parla?


La prima carità è volere bene alle persone che si trovano (per scelta o per caso) accanto a noi: i nostri familiari, la nostra moglie, il nostro marito, i nostri figli, i genitori anziani, …….i vicini, i colleghi, gli amici, … e anche i “meno amici” o, addirittura, i nemici!

È la carità di chi vede nel “prossimo” non un problema, ma un’occasione: l’occasione di poter essere veramente come Dio ci ha pensati, cioè capaci di dare e ricevere amore.

La carità, nel suo significato più profondo non è semplicemente “aiuto”, solidarietà, ma è “bene”, anzi, è il “Bene”, che è “la sostanza” di Dio.

Amare, allora, fa parte dell’atto di fede.

Chi crede, ama, non può essere diversamente!

Chi vuole Dio, vuole anche il prossimo, anche quello “indesiderato”  

La fede, potremmo dire, ad un certo punto, “si sporca le mani”

Farsi carico di un mondo lacerato, fragile, provato ed anche povero è parte della nostra preghiera e della nostra fede. 

Un mondo imperfetto, ma che rimane benedetto e amato dalla Grazia di Dio, oltre che dalla nostra capacità di sostenerlo e renderlo migliore.


Dico grazie a coloro che generano e sostengono “tanta carità” nelle nostre parrocchie: la Caritas di Arosio e la Conferenza San Vincenzo di Carugo, soprattutto.

Quanti gesti di vicinanza spicciola, disinteressata, puntuale e intelligente nascono ogni settimana da questi due gruppi.

A loro diciamo la nostra stima e la nostra gratitudine, sapendo che nulla è scontato.


Ma dico grazie anche ai tanti parrocchiani generosi che sostengono con la loro personale carità queste due opere: nel silenzio, tante persone “sanno che Caritas e San Vincenzo fanno tanto bene e vanno aiutati”.


Se dovessi segnalare due povertà e due carità a cui prestare particolare attenzione nel nostro territorio, direi così.


Primo: il mondo degli anziani e dei “fragili”. Grazie a chi ama e aiuta, nella concretezza, chi è malato, chi è solo, chi è depresso, chi è incapace, chi è mancante. 

Grazie a chi protegge e ama i fragili e i deboli: penso alle realtà delle nostre Case di Riposo dove, in qualche forma, è ripreso il volontariato, oltre che le visite.

Ci rendiamo conto che il mondo degli anziani è e sarà sempre più ”imponente” per numeri e per esigenze. Che cosa fare? Direi di non considerarlo semplicemente un problema da affrontare, ma una grande occasione perché, “l’umanesimo cristiano, con intelligenza e laboriosità sappia costruire un modo di vivere che è desiderabile, una città dove è desiderabile abitare”, come ci ricorda l’Arcivescovo.


Secondo. Il gruppo sempre più numeroso di persone e famiglie che cercano una casa in affitto. Più volte abbiamo lanciato un appello ad aprire le tante case vuote che abbiamo attorno a noi. So che non è facile, so che, tante volte, nascono problemi piuttosto complicati, so che la burocrazia è molto esigente, so che si può essere “imbrogliati”, ma sappiamo anche che “c’è più gioia nel dare che nel ricevere”. Non smettiamo di trovare e inventare strade intelligenti, legali e ordinate per dare ascolto a qualcuna di queste richieste, almeno le più urgenti.


Tutta la carità del prossimo Avvento sarà “dedicata” ai bisogni e alle opere di “Caritas Arosio” e della “Conferenza San Vincenzo di Carugo”. La nostra Comunità pastorale vuole esserci e dare il meglio che può.


Grazie e aiutiamoci a rendere più umano e più desiderabile questo mondo in cui Dio ci chiama al bene e alla speranza. 


don Paolo